L'avvento del peccato

Viaggio in autostrada

Ciao! Oggi io sono Miss Monsley.
Sono una donna che la società definirebbe sessualmente malata.
Per la medicina sono una ninfomane, per la società semplicemente una troia.
Sono orgogliosa di come sono oggi e non me ne vergogno affatto!
Fin da piccola sono stata imbrigliata in una vita pseudo normale, ma la mia indole perversa alla fine ha prevalso.
In queste pagine voglio raccontarvi la storia romanzata della mia vita.
Racconterò quali sono stati i passaggi che mi hanno condotta a diventare quella che sono, una donna in continua ricerca di sesso, con chiunque e in qualsiasi posto.
Qui vengo a raccontare tutte le mie fantasie più intime e perverse, tutti i miei deliri mentali inconfensabili.
Pur essendo tutto romanzato, la maggior parte delle situazioni sono reali.
Per tutelare la vita dei protagonisti ho usato nomi di fantasia compreso il mio...
Io sono la piccola Sara...
Non giudicatemi... lasciatevi condurre dalla perversione...
Buona lettura porci!

L’estate del 1991 fu per me qualcosa di traumatico.
A maggio il mio fidanzato Giancarlo compì 19 anni e prese la decisione di lasciarmi.
Mi cascò il mondo addosso, pensavo che fosse la persona della mia vita.
L’ingenuità dei miei 15 anni mi faceva fantasticare che un giorno ci saremmo sposati, e invece ero seduta su quella panchina a piangere, mentre crudelmente mi dava dell’immatura e diceva di non amarmi più.

Cominciai a tempestarlo di chiamate implorandolo di tornare da me.
Tutto questo durò due settimane, fino a quando, un pomeriggio, lo vidi salire in macchina con un’altra ragazza.
Lei era di una bellezza volgare, il viso molto truccato, la maglietta scollata metteva in mostra un seno generoso e da una minigonna in pelle uscivano due gambe lunghissime e snelle.

Fu come prendere un pugno in pieno stomaco, ricordo che stentavo a respirare mentre il mio viso acqua e sapone bruciava di rabbia.
In quei jeans accompagnati da una maglietta di Vasco Rossi sentii di essere indietro anni luce rispetto a quella ragazza che godeva dello sguardo del mio Giancarlo.

Mi spensi completamente e cominciai a mangiare poco.
Il mio dimagrimento e la mia apatia cominciarono a far preoccupare i miei genitori.
L’unica a starmi vicina fu la mia amica del cuore, Erica.
Con lei condividevo tutto, lei era l’unica a comprendere il mio dolore.

Eravamo due ragazzine molto educate, di quelle che vanno bene a scuola e seguono tutte le regole. Le nostre famiglie erano molto amiche e capitava a volte di passare serate in loro compagnia.

Durante una di queste serate i miei genitori sottolinearono il mio cambiamento parlandone in modo preoccupato.
La mamma di Erica era una donna molto dolce, si chiamava Anna ed il suo sorriso era per me molto rassicurante.
Fu con quel sorriso che mi propose di trascorrere le imminenti vacanze estive assieme a loro.
L’idea mi piacque subito e credo che la mia gioia fu ben visibile in quanto i miei genitori non ebbero da ridire ed acconsentirono senza batter ciglio assecondando la proposta.

La vacanza non era iniziata molto bene.
Ogni anno Erica passava le sue vacanze in quel paesello sul mare e aveva legato con un compagnia di amici.
Il mio stato d’animo non mi permise di inserirmi e presto cominciai a prendere in antipatia tutti. Anche Erica era un po' distante da me.
Le piaceva un certo Alessio che invece sembrava ignorarla.

Raggiunsi ben presto uno stato di inadeguatezza insopportabile. Pensavo che avevo fatto male ad accettare l’invito e avrei voluto tele trasportarmi a casa mia.

Una domenica sera, mentre eravamo seduti a tavola, il padre di Erica rispose ad una telefonata.
Lui si chiamava Dario ed era un uomo taciturno e silenzioso.
Ogni tanto mi capitava di chiedermi cosa aveva spinto Anna a sposare quell’uomo.
Lei era bella e solare, lui era di bassa statura e decisamente tarchiato.
Aveva pochi capelli sulla testa e non rasandoli sui lati aveva sempre un’aspetto disordinato.

Quando chiuse la telefonata ci disse che vi erano stati problemi in azienda e avrebbe dovuto tornare urgentemente in città.
Sarebbe partito l’indomani lasciandoci sole per qualche giorno.

Quella era l’occasione giusta, espressi il desiderio di tornare a casa.
Il viso di Anna si cruciò per un attimo e cominciò ad cercare spigazione sui motivi che mi spingevano ad andar via.
Cercai di farfugliare qualcosa ma scoppiai in un pianto a singhiozzo e le uniche cose che riuscii a dire furono che mi mancavano i miei genitori.

Quel mattino ci svegliammo molto presto.
Erica mi salutò assonnata ed Anna mi regalò uno dei suoi bellissimi sorrisi.
Mi sentivo raggiante, andare via mi stava togliendo un peso.
Dario stava tirando fuori la macchina dal garage.
Diedi un abbraccio forte ad Erica mentre Anna accarezzava i miei capelli e si raccomandava di salutare i miei genitori.

Quindi salimmo in macchina e partimmo.

Durante il viaggio Il silenzio di Dario lasciava spazio ai pensieri.
Mi ero forzata di non pensare a Giancarlo per tutta la vacanza ma ora la mia mente era ossessionata da una moltitudine di ragionamenti.
Volevo riprendermi quello che era mio! Cosa l’aveva allontanato da me?
Sicuramente quella ragazza dall’aspetto volgare dava l’impressione di saperci fare con il sesso.

Si, era sicuramente quell’aspetto che mi mancava. Io ero decisamente impacciata in quell’ambito.
La ferrea educazione mi aveva portato a vivere la mia sessualità provando sensi di colpa ed i rapporti sessuali avuti con Giancarlo erano sempre stati senza sentimento e privi di passione!
Non ero mai riuscita ad avere un orgasmo con lui.
Le amiche raccontavano di averne avuti di epici ma io non avevo mai dato importanza alla cosa e pensavo che quei racconti erano volutamente portati all’eccesso!
Cosa c’era di sbagliato in me?

Questi pensieri furono interrotti dalla voce di Dario. Il papà di Erica cominciò a lamentarsi del caldo insopportabile che si avvertiva all’interno dell’auto.
In effetti, presa dalla foga dei miei pensieri, non mi ero resa conto di essere in un forno. La mia maglia era intrisa di sudore.
Dario aveva la fronte imperlata ed evidenti chiazze di sudore comparivano sotto le ascelle, sul petto e sull’addome pronunciato.

La mano di Dario cominciò a colpire con forza le bocchette d’aria, l’impianto di condizionamento sembrava non funzionare.
Il suo nervosismo era evidente. Imprecava sul fatto che mancavano ancora parecchi chilometri e un viaggio in quelle condizioni sarebbe stato da incubo.
Cominciò a ripetere in modo ossessivo che si sarebbe fermato alla prossima stazione di servizio per capire se era possibile riparare il guasto.

La macchina continuò a correre su quell’autostrada infuocata dal sole e tornai ai miei pensieri.
Ero tornata a quel giorno quando quando vidi Giancarlo salire in macchina con quella troia.
Dove erano andati quel giorno? Avevano fatto sesso? L’aveva portata in quella zona tranquilla dove portava anche me? Lo facevano senza preservativo? Lei aveva la fica depilata? Come aveva i capezzoli?

Stavo diventando pazza, che pensieri stavo facendo? Non mi riconoscevo più!
Mi resi conto che la rabbia stava lasciando il posto ad altri sentimenti e cominciai ad immaginare a come potevano essere andate le cose quel giorno.

Li immaginai dentro l’auto parcheggiati dietro la vecchia fattoria isolata.
Lei sfoggiava uno sguardo da puttana mentre massaggiva il cazzo di Giancarlo attraverso i jeans.
Lui cominciava a sbottonarsi i pantaloni, mentre lei poggiava le spalle alla portiera dell'auto e divaricava le cosce.
La troia portò un dito alle labbra e lo inumidì di saliva.
Poi scostò le mutandine mostrando una vulva perfettamente depilata e cominciò a giocare con il suo clitoride.
Giancarlo le fu addosso e le portò il membro vicino alle labbra.
Immaginai lei afferrare con decisione il cazzo esile e sottile e cominciare a succhiare le piccole palle depilate.
Giancarlo si mise seduto mentre la puttana cominciava a spompinare la cappella fino a che la saliva non arrivò a bagnare il sedile dell’auto.
La mia fantasia mi faceva vedere le cose come fossi davvero presente, la mano di lei stringeva e segava l’asta bella dura.
Concluse il pompino sputando una palla di saliva densa e fluida sul cazzo del mio ex fidanzato.
Lei gli montò sopra e cominciò a puntare la cappella all’ingresso del buco del culo.
L’ano comincio dilatarsi sotto il peso di quella troia e la cappelle prese ad entrare...

<<Finalmente!>> L’esclamazione improvvisa di Dario mi procurò un sussulto interrompendo i miei pensieri.
Stavamo entrando in una stazione di servizio.
Ero turbata e avevo l'impressione i pensieri sconci fatti durante il viaggio potevano essere stati percepiti anche solo guardandomi in volto.

Dario parcheggiò l’auto davanti all’officina e faccemmo per scendere.
Appena portai il piede fuori dall’auto sentii la figa completamente viscida di umori.
Con il movimento della gamba la mia vulva si aprii e percepii quell’imbarazzante suono, uno snack, quasi impercettibile.
Sentivo l’aria fresca far capolino all’ingresso della mia vulva bollente.
Chiusi gli occhi e cercai di riprendere il controllo del mio corpo e della mente.

All’improvviso la mano di Dario afferrò il mio braccio.
<<Dai! Mentre il meccanico cerca di capire il problema andiamo al bar! Ho una sete bestiale e devo dire che ho pure fame! Facciamo scorta di generi di sussistenza!>>
Un risolino isterico concluse la frase e ci incamminiamo verso il bar.

Ad ogni passo la sensazione che avvertivo dentro le mutandine diventava surreale.
Una bava viscida e calda impregnava il tessuto e il movimento delle gambe favoriva lo strofinio delle piccole labbra contro le mutande calde e umide.
Non mi sentivo più un’ingenua ragazzina di 15 anni, il mio clitoride pulsava di desiderio, avrei voluto premerlo con violenza contro qualcosa di duro.

Entrammo dentro al bar e ci mettemmo in coda alla cassa.
Mentre eravamo in attesa avvertii il forte odore del mio sesso!
Dio mio, era proprio l'odore della mia fica. Mi voltai verso Dario nella speranza che non avvertisse quell’odore.
Aveva il respiro affannato per via della breve passeggiata sotto il sole e per fortuna aveva lo sguardo fisso sulla vetrina delle vivande.
Acquistammo dei panini e delle bottiglie d’acqua.

Seduti ad un tavolo cominciammo a mangiare. Avevo poco appetito, un nodo alla gola pulsava sincrono al mio clitoride.
Davanti a me Dario si strafogava con i panini. Ad ogni morso una marea di briciole gli cadevano sopra la camicia sudata.
Distolsi lo sguardo e mi concentrai su una famiglia seduta due tavoli più avanti al nostro.
La moglie di lui gridava ad alta voce nel tentativo di smorzare la vivacità dei due figli maschi.
Il marito aveva dei tratti rudi e squadrati e con aria infastidita, di tanto in tanto, si guardava intorno con insofferenza.
I nostri sguardi s’incrociano per qualche secondo.
Intimidita tornai a guardare Dario che continuava a masticare e a divorare il pasto.

All’improvviso il viso volgare della nuova fiamma di Giancarlo mi tornò alla mente.
Pensai che mi sarebbe piaciuto avere un visetto da troia come quello. Una faccia che fa eccitare i maschi.

Decisi di tornare a guardare quell’uomo e provare a non distogliere lo sguardo.
Lo fissai e dopo qualche instante anche lui tornò a guardarmi.
Distesi la schiena e lo fisai maliziosa.
Presi a mordermi il labbro inferiore e abbozzai un sorrisetto.
Lo misi a disagio perché stavolta fu lui a distogliere lo sguardo, continuai a fissarlo intensamente.

Quando si rivoltò verso di me la lingua prese a scorrermi sulle labbra.
Il suo sguardo era turbato e ricambò con un sorriso.
Il cuore prese a battermi fortissimo, stavo facendo eccitare un padre di famiglia e il mio clitoride tornò a pulsare dentro le mutandine.

Improvvisamente l’uomo si alzò e si diresse verso il nostro tavolo.
Andai nel panico e tornai a fissare Dario che nel frattempo stava bevendo tutto d’un fiato una bottiglietta d’acqua.
Mi passò accanto fissandomi deciso per poi procedere verso i bagni che erano alle nostre spalle.

Un pensiero folle mi balenò improvvisamente nella mente.
Avrei potuto seguirlo e farmi scopare violentemente dentro uno di quei bagni che puzzavano di piscio.
L’immagine di lui che mi spinge il cazzo da dietro mi eccitava spaventosamente.
Immaginavo le mie mani contro il muro del cesso per oppormi alle vigorose spinte che mi infliggevano.
Le forti mani mi avrebbero stretto i fianchi mentre si muoveva veloce dentro di me.
Avrebbe dovuto fare in fretta per tornare dalla moglie.
Al culmine avrebbe portato il cazzo fino in fondo, avrei sentito i suoi peli ispidi contro le natiche e con un rantolo avrebbe schizzato il suo seme in fondo alla mia fichetta.
Appena uscito mi sarei ritirata su le mutandine prima che lo sperma di quello sconosciuto fosse fuoriuscito.

<<Non hai mangiato nulla!!! Almeno bevi dell’acqua! Dentro quell’auto ne abbiamo persi di liquidi!>>
Con queste parole di Dario tornai alla realtà e prima che l’uomo fosse uscito dal bagno eravamo già davanti all’officina.
Dario era furioso!
Purtroppo il guasto non era di facile soluzione, quindi, dopo aver fatto il pieno, partimmo nuovamnete sotto un sole rovente.
Il caldo dentro l’auto era veramente infernale.
Dario aveva sbottonato la camicia e la pancia perfettamente liscia sporgeva enorme quasi a toccare il volante.

Il pensiero tornò a quello sconosciuto del bar.
Forse in bagno si era masturbato pensando a me e aveva schizzato il suo sperma a fiotti contro il muro del cesso.
Gli stessi fiotti che immaginavo scendere lungo il collo del mio utero andando ad imbrattare le mutandine odorose di vulva.
La vulva di un’adolescente in calore.

<<Saretta! Credo dovremmo fermarci nuovamente in un area di servizio. Ho bevuto veramente tanto e ho bisogno del bagno!>>
Cominciai a guardare il paesaggio scorrere fuori dal finestrino.
Chiesi a Dario se potevo togliermi i sandali e appoggiare i piedi sul cruscotto così che l’aria proveniente dal finestrino potesse darmi sollievo.
Dario annui, ma subito dopo imprecò!
Un cartello indicava la prossima stazione di servizio a 20 chilometri.
<<Saretta! Non credo di poter resistere fino alla prossima stazione. Non ne avrai a male se alla prima piazzola di emergenza ne approfitto?>>

La macchina rallentò fino a fermarsi nella piazzola.
Dario scese e si portò sul retro del veicolo.
Cominciò a trafficare con la lampo dei pantaloni.
Il mio sguardo era rivolto allo specchietto laterale dell’auto.
Da li potevo vedere Dario fermo di spalle con le mani chiaramente posizionate per permettere la minzione.
I raggi del sole facevano luccicare il getto d’urina gialla che finiva tra le sterpaglie.
Quando finì distinsi l’inconfondibile gesto di chi si sgrulla l’uccello dalle ultime gocce di piscio.
A questo punto, inconsapevolmente, si mosse leggermente di lato nell’atto di rimettere il cazzo dentro i pantaloni.

Fu un attimo solo, ma distinsi perfettamente l'uccello del padre di Erica!
Rimasi sconvolta! Avevo fatto in tempo a vedere un fusto corto ma decisamente carnoso. Non avevo mai visto un cazzo così!
Era spesso e non era liscio, sembrava solcato da grosse vene.
Inoltre un prepuzio molto pronunciato sembrava nascondere il bordo di una cappella decisamente larga.
Ma quello che mi aveva sconvolto maggiormente erano state le dimensioni dei testicoli.
Mi erano sembrati anch’essi decisamente enormi e bitorzoluti.
Dario risalì in macchina.
<<Ci voleva proprio, sto molto meglio>>
La macchina usci dalla piazzola e ricominciò a correre.

Adesso osservavo Dario, e non riuscivo a togliermi dalla mente quel brevissimo fotogramma prima che il cazzo rientrasse nei pantaloni.
L’unico pene che avevo visto nella mia vita era quello di Giancarlo.
Era molto diverso da quello di Dario.
Giancarlo era circonciso e la sua cappella non era nascosta dal prepuzio.
Inoltre aveva un pene lungo e stretto ed i suoi testicoli erano piccoli e attaccati saldamente alla base del cazzo.
Quello che avevo visto nello specchietto, a confronto, sembrava di una creatura di un altro mondo!

Non ci potevo credere, avevo la fica completamente fradicia.
Ero eccitatissima! Per quanto potesse sembrare folle, essere riempita da tutta quella carne sembrava l’unica strada possibile per saziare la mia voglia di scopare.
Non ero più io, volevo scopare quell’uomo insignificante e brutto.
Il marito di Anna e padre della mia migliore amica!

I miei piedi erano appoggiati al cruscotto e le mie gambe avevano preso a chiudersi e aprirsi con brevi movimenti.
In questo dondolarmi, sentivo la vulva socchiudersi in un bagno di umori imbarazzante.
Ero inebriata, mi sentivo drogata, fantasticavo di aprire la patta dei pantaloni di Dario e tirare fuori quel cazzo.
Appena mi decidevo a farlo subito dopo tornavo in me e mi fermavo.
Fu il forte stimolo di urinare a farmi mettere da parte questa follia e pregai Dario di entrare in una piazzola.

Una volta fermi, scesi ed aprii le due portiere.
Dario girò la testa verso il finestrino per darmi la privacy di cui avevo bisogno per fare la pipì.
Mi acquattai tirando giù le mutandine. Dei filamenti viscosi partivano dalla mia vulva e si congiungevano alla stoffa.
Ero fradicia di umori. Sentivo l’odore della mia fica fin dentro al cervello.
Cominciai a pisciare sull’asfalto, schizzi caldi di urina colpivano i piedi nudi dentro i sandalini.
Il rumore del piscio che usciva con forza dalla fica era imbarazzante. Sembrava non finire mai.
Mentre la mia fica schizzava fissavo la nuca pelata di Dario.
Quanto avrei voluto che si girasse, che mi vedesse a gambe aperte mentre pisciavo.
Il getto scemò improvvisamente.

Quell’estate non mi ero voluta depilare la fica.
L’avevo lasciata con il pelo lungo, limitandomi a tagliare con la lametta solo i lati che il costume non poteva nascondere.
Mi trovai così con i peli gocciolanti di piscio.
Avrei potuto alzarmi le mutande e rientrare in macchina.
Ma ormai ero in preda alla follia, con il cuore in gola pronunciai queste parole:
<<Dario, hai per caso dei fazzoletti per pulirmi?>>
Dario quindi si girò verso di me.
Ricordo come fosse ieri la sua faccia, gli occhi sgranati, io ero in piedi davanti a lui con le mutandine abbassate, il pelo folto e nero ritagliato a rettangolo gocciolante di piscio.
Balbettò.
<<Si certo... te li do subito...>>

Allungò la mano e aprì il portaoggetti.
Tirò fuori un pacchetto di fazzoletti e me li porse.
Non girò la testa dall’altra parte e rimase a fissarmi mentre con un fazzoletto mi asciugavo la fica bagnata.
Quindi sotto il suo sguardo mi tirai su le mutandine ingiallite di umori.
Chiusi entrambe le portiere risalendo velocemente in macchina.

Dario guidava visibilmente sconvolto. Era in un lago di sudore.
Il mio sguardo era sempre rivolto alla patta dei suoi pantaloni.
Ritornai con i piedi sul cruscotto.
Lo sguardo di Dario passava dalla strada alla mie cosce continuamente.
Non avrebbe mai fatto il primo passo.
Ormai entrambi eravamo immersi nella follia e fermarsi era una sofferenza per entrambi.
Quindi mi decisi, appoggiai una mano sulla sua pancia sudata.
<<Saretta, ti prego fermati...>>
Lo guardai come avevo guardato quell’uomo all’interno dell’aria di servizio, quindi la mia bocca andò a leccare il suo capezzolo.
Era salato, diventò subito turgido e duro mentre la mia lingua picchiettava senza tregua!

<<Cazzo Saretta, smettila...>>
Sembrava un sogno ad occhi aperti come quelli che avevo fatto durante quel viaggio.
Non resistevo più, dovevo vedere quel cazzo che mi aveva impressionata.
Sbottonai i pantaloni, misi le mani dentro le sue mutande e tirai fuori quel cazzo.
Era molto meglio di come mi era sembrato di vederlo attraverso lo specchietto!
Adesso era semi rigido e la sua larghezza era veramente impressionante!
Inoltre le enormi vene rendevano quell’asta estremamente irregolare e nodosa.
Il prepuzio era decisamente abbondante e nonostante fosse semi rigido la cappella era ancora lontana dall’uscire.
Il cazzo sarà stato lungo 12 centimetri scarsi.
I suoi coglioni erano grandi come arance.
Cominciai a stringerne uno in una mano fino a sentire il testicolo all’interno dello scroto.
Dario non fiatava più, la mia mano massaggiava il suo coglione destro e mi sentivo troia.
Con l’altra mano mi decisi a tirar giù il prepuzio. Ci vollero tre movimenti per scappellarlo completamente.
La cappella era larghissima ma corta, sembrava schiacciata su quel ceppo che la mia mano non riusciva neanche lontanamente a cingere.

Avvicinai il viso, l’odore che emanava era veramente forte!
Il cazzo di Giancarlo era praticamente inodore.
Il sudore assieme al piscio mi portarono per la prima volta a sentire il vero odore del cazzo!
Non capii più niente, le mie labbra cominciarono a leccare e succhiare la punta di quella cappella.
Dario aveva preso a guidarmi la testa con la mano.
Quando la mia lingua scese sui bordi della cappella il gusto del cazzo mi pervase il palato.
Pulii per bene l’asta da tutti i residui odorosi usando la lingua.
Dario svoltò a destra ed entrò in un parcheggio molto grande circondato da una pineta.
Non riuscivo a smettere di assaporare quel cazzo.
Stringevo con foga il suo testicolo mentre la mia saliva cadeva abbondante sul suo pube peloso.

Fu lui a staccarmi, mi fece passare sui sedili posteriori della monovolume.
I vetri erano oscurati, così mi tolsi la maglietta sudata e scoprii i piccoli seni.
Quando mi raggiunse afferrò un seno con la sua mano tozza mentre con l’altra mi sfilò brutalmente le mutandine.
I suoi occhi sembravano indemoniati. Mi prese dal collo e mi getto di schiena sui sedili.
Le sue mani fecero forza sulla mie cosce allargandole e la sua bocca cominciò a leccarmi la fica.
Sentivo la sua lingua leccare completamente la mia piccola vagina.
Quando arrivò a succhiarmi il clitoride urlai di voler essere scopata come una puttana!
La sua bocca mi scappellava il clitoride e la sua lingua bovina lo colpiva con maestria!

Allargai quanto più potevo le mie cosce per permettere a quell’omone di montarmi sopra.
La sua enorme pancia schiacciava il mio addome. Poi finalmente sentii il cazzo che premeva per entrare.
Avevo la figa bagnatissima e scivolosa e senti la punta di quella cappella larga e tozza entrare facilmente.
Poi spinse deciso tutta l’asta dentro di me. Sentii la mia figa dilatarsi completamente.
Sentivo quel cazzo aderire completamente all’interno del mio utero. Ero completamente piena e dilatata.
Il mio clitoride per via della dilatazione estrema era totalmente esposto.
Cominciò a sbattermi con foga, il suo pube peloso sbatteva contro il mio clitoride e le sue enormi palle colpivano i mie piccoli glutei sudati appiccicandosi.
Adesso capivo perché Anna aveva sposato quell’uomo.

L'odore della mia fichetta e l’odore del cazzo di Dario invasero l’abitacolo.
Ma adesso volevo di più, volevo sentire l’odore dello sperma.
Cominciai a leccargli un capezzolo mentre mi possedeva brutalmente e grugniva come un maiale.
Cinsi come potevo i piedini intorno ai fianchi di Dario e finalmente provai il mio primo orgasmo durante una scopata!
<<Godooooo, cazzoooo se mi gode la figaaaa! Godooooo ahhh ahhhhhhaa aaaaaaaaaaaa>>

Mentre il mio piacere andava esaurendosi Dario esclamò: <<Cazzo quanto sei stretta!!!>>
Cominciò a schizzarmi dentro, avevo la fica talmente stretta attorno a quel cazzo enorme che potevo sentire lo sperma fluire dal condotto.
Questa sensazione mi procurò un secondo orgasmo. Fui preda di convulsione, le gambe tremavano mentre la mia giovane fichetta veniva stantuffata da quel cazzo nodoso e pulsante.
Dario estrasse il cazzo e la mia fica provò nuovamente il vuoto.
Non sentivo più le gambe e richiuderle non fu facile, mi rimisi le mutandine e la maglietta.

Quando ci sedemmo l’uno accanto all’altra eravamo stravolti.
Dario ansimava vistosamente e guardando nel vuoto girò le chiavi avviando il motore.
Lentamente l’auto si mosse in direzione della corsia di accelerazione. Eravamo di nuovo in viaggio.
Ero letteralmente sconcertata, era come se qualcun’altra si fosse impossessata del mio corpo e adesso aveva lasciato nuovamente il posto alla vecchia Sara di sempre.
Che cosa avevo combinato! Avevo scopato con un uomo molto più vecchio, amico di famiglia e padre di Erica.
Questo che implicazioni avrebbe avuto? Sicuramente non potevo comprendere appieno la portata di quelle azioni irresponsabili.

Dario guidava fissando la strada davanti a lui, aveva l’espressione arrabbiata e a tratti triste.
Ad un certo punto disse:
<<Sara, ho commesso una leggerezza imperdonabile. Non dovevo permettere che accadesse. Tu di questa cosa non hai colpa, non so cosa mi sia successo, questa cosa stravolgerà la nostra vita e quella delle persone a cui vogliono bene...>>
A questo punto gli occhi di Dario divennero lucidi e non riuscii a pronunciare altre parole.

Sprofondai ancora di più nella vergogna, ero stata io a provocare quella sequenza di eventi sconsiderati.
Provai quindi a dire:
<<Dario non ti devi preoccupare, questa cosa ti giuro che non verrà mai a saperla nessuno! Rimarrà un segreto tra me e te!>>
Dario guardò per un attimo i miei occhi, era incredulo delle parole che aveva appena udito.
Poi sbatte le mani sul volante e gridò:
<<Cazzo! Ti sono pure venuto dentro! E se fossi rimasta incinta? Che cazzo ho fatto! Che cazzo mi è passato per la mente!>>
Delle lacrime solcarono il suo viso e il volto trasudava disperazione.
<<Dario non ti preoccupare per quello, prendo la pillola anticoncezionale da quasi due anni per via della mia acne. Ricordi com’era combinata la mia faccia? Mi chiamavi pizza ricordi?>>
Un sorrido comparve sulle sue labbra e il viso risultò subito meno contratto. Poi s’incupì nuovamente.
<<Ma tu come ti senti? Non ti senti traumatizzata? Non ti senti abusata, che so, sporca...>>
Rimasi in silenzio, non sapevo esattamente come mi sentivo. Non sapevo come rispondere. La vecchia Sara era estremamente confusa e angosciata.

Mentre cercavo le parole da utilizzare avvertii lo sperma di Dario fuoriuscire copiosamente dalla mia vulva.
Le mutandine già in uno stato pietoso si erano inzuppate di quel liquido seminale.
Quell’umido entrava in contatto con il clitoride. La parte densa dello sperma invece era colato tra i miei glutei e adesso sentivo il buco del culo viscido.
Qualcosa si stava nuovamente impossessando della mia mente e del mio corpo.
Stavo perdendo nuovamente il controllo, quindi risposi con sguardo sicuro e provocante:
<<Non so esattamente cosa sento.. quello che è certo... è che adesso ho la figa letteralmente aperta grazie al tuo uccello!>>
Continuavo a guardarlo con lo sguardo da porca.

<<Cazzo Sara, che problemi hai... devi farti vedere!>>
Dario era visibilmente confuso, improvvisamente sentivo di avere il potere di rubare l’anima degli uomini.
In quel momento stavo letteralmente nutrendomi di quell’uomo e potevo far di lui ciò che ne volevo.

<<Basta fare il santarellino! Adesso ti vengono i sensi di colpa? Per chi? Per Anna o per Erica? Pensi che loro siano creature angeliche? Io conosco tutti i desideri perversi di tua figlia. Ti senti in colpa per me? Per avermi riempito di sborra? Cazzo se mi hai riempita!>>
Dario mi fissava a bocca aperta ma il suo sguardo era cambiato. Le mie parole l’avevano scosso, nei suoi occhi c’era un barlume di rabbia ed eccitazione.
Mi tolsi la cintura di sicurezza e mi mesi in ginocchio sul sedile rivolta verso di lui.
<<Vuoi che ti faccia passare i tuoi sensi di colpa del cazzo?>>

Presi la sua mano appoggiata al volante e la portai dentro le mie mutandine.
Non perse l’attimo, appena avvertii quanto fossi bollente infilò due dita dentro la mia vagina strappandomi un gridolino di consenso.
Il palmo premeva sul clitoride. La sua mano grassoccia stringeva con forza la vulva.
<<Lo so che sotto quella figura del brav’uomo che ti sei costruito c’è in realtà un uomo violento. Cazzo... dietro quei sedili mi hai strappato le mutandine e mi hai portato le mani al collo come farebbe uno stupratore!>>

La sua mano si muoveva dentro di me, quasi mi alzava dal sedile per quanta foga ci metteva. Sentivo la sua rabbia crescere.
<<Prima ti sei incazzato perché ho insinuato che tua figlia e tua moglie sono delle puttane?>>
Sentii la sua mano sfilarsi dalle mutandine e un violento ceffone colpii il mio volto.
Iniziò a fischiarmi l’orecchio. Appena il bruciore incalzò sulla guancia la mia eccitazione esplose!
Mi misi a pecorina sul sedile.
<<Dai... tirami giù le mutandine e infilami un dito nel buco del culo...>>

Dario puntò il dito e spinse con decisione.
Entrò con facilità e lo affondò tutto nel culo.
Contrassi ritmicamente il mio orifizio anale attorno al dito mentre lui lo rigirava dentro di me.
Girai la testa verso di lui e lo guardai da troia.
La corsa dell'auto ralentò fino a fermarsi sulla corsia di emergenza.
Estrasse il dito dal culo e lo portò alle narici annusandolo.
Poi aprii la cerniera tirando fuori il cazzo già duro come il marmo.
Cominciai a segarlo a fatica mentre le nostre lingue limonavano oscenamente.

Le macchine sfrecciavano ad alta velocità accanto a noi.
Ad ogni passaggio lo spostamento d’aria faceva ondeggiare leggermente l’auto.
Continuavo a stringere la mano su quel cazzo mostruoso.
Il movimento era lento e spostava delicatamente l’abbondante carne attorno all’asta.
Il prepuzio assomigliava alla bocca di un vulcano.
Gli occhi di Dario erano socchiusi e fissavano i miei, il suo respiro profondo era sincrono alle spinte della sega.

Mi avvicinai all’orecchio di Dario, la punta della mia lingua lo sfiorò e i denti lo mordicchiarono.
Poi cominciai a sussurrargli:
<<Adesso io e te siamo complici, il peccato e la perversione ci legano nella mente e nel corpo.
Questo demonio ci possiede e ci guida entrambi.
Perché dovremmo pentirci di godere, perché dovremmo reprimere i desideri più intimi.
Ammettilo... hai goduto nel possedere una ragazzina di 15 anni!
Dillo! Perché io ho goduto come una troia a ospitare dentro di me il cazzo che penetra Anna.
Noi due abbiamo una missione, risvegliare l’umanità.
Abbiamo il dovere di guidare le persone sulla via del piacere, scoprire le loro perversioni sopite dal masochismo perbenista.
Questa società e la religione vogliono soffocare il nostro piacere, vogliono toglierci ciò che la natura ci ha generosamente donato>>.

Leccavo eccitata l’orecchio di Dario, il suo cazzo pulsava.
Poi continuai...
<<..tra qualche giorno tornerò con te nella casa al mare... mi dedicherò ad Erica e ad Anna...
scaverò dentro di loro, porterò alla luce le loro perversioni... ti racconterò ogni cosa...
riscoprirle puttane sarà per te illuminante...
saperle in preda dello stesso demonio che in questo momento ti fa pulsare il cazzo tra le mani di una 15enne ti farà impazzire...
immagina Anna che accoglie nella sua fica lo sperma di altri... che perde il controllo in preda al forte orgasmo...>>.
A queste mie parole il respiro di Dario si fece pesante.
Quando l’uccello pulsò afferrai con le dita il prepuzio e lo strinsi forte.
La seconda mano accompagnava l’orgasmo cingendo fortemente l’asta.
Ogni fiotto di sperma gonfiava il prepuzio rimanendo imprigionato al suo interno.

Tornai quindi a sussurrare all’orecchio di Dario:
<<...adesso se sei d'accordo suggelliamo questo nostro accordo...
se dirai di si berrò il tuo seme e inizieremo questo percorso lussurioso e perverso...>>.
Dario stava ancora ansimando in preda agli ultimi spasmi dell’orgasmo.
Portò una mano dietro la mia nuca e la spinse verso il basso.
Le dita lasciarono il posto alle labbra.
La stretta sul prepuzio venne meno e tutto lo sperma imprigionato si riversò nella bocca.
Il sapore era fortissimo e cominciai ad ingoiarlo con avidità.
Dario ad alta voce pronunciò il consenso a quel patto scellerato:
<<SIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!! aaaaaAAAAhhhh!!! troietta bevila tutta!!! >>

Sembrava di bere da una borraccia, l’avevo quasi ingoiata tutta.
La mia lingua esplorava l’interno del prepuzio per non perderne neanche un po'.
Quando alzai la testa le labbra colavano del seme di Dario.
Avevo le spalle alla portiera e cosce spalancate.
Raccolsi col dito la sborra viscosa dalle labbra e laportai sul clitoride iniziando a masturbarmi con vigore.
Snack snack snack... pochi secondi e anche il mio corpo fu preda degli spasmi.
I miei piedini si inarcarono, gli occhi cappottati si socchiusero e dalla mia bocca uscirono grida soffocate.
<<ah ahh ahh aaaahhh mi godeeeee questa ficaaaa da puttanelaaaaaaa cazzoooo come mi gode la fica!>>.

Dario osservava la mia vulva aperta mentre continuavo a gemere.
<<Godi piccola puttana, abbiamo quasi finito il viaggio. Tra poco ti riporto a casa.
Speriamo che i tuoi genitori non sentano l’odore di fica, sperma e piscio che esce dalle cosce.>>.
Dario rimise il cazzo dentro ai pantaloni, si ricompose e mise in moto la macchina per gli ultimi chilometri.

Quel viaggio in autostrada mi aveva trasformata.
Qualcosa di sconosciuto e oscuro si era impossessata della mia anima.
Mi sentivo leggera, ogni cosa adesso sembrava possibile.
Giancarlo non ossessionava più i miei pensieri e quella puttanella della sua ragazza presto o tardi l’avrebbe pagata cara.

Arrivammo sotto casa. Guardai Dario.
<<Ci vediamo giovedì, così diamo una svolta alla vacanza!>>
<<Certo Saretta, abbiamo un patto io e te!>>
Scendemmo dalla macchina.
Mentre Dario tirava giù la valigia dal baule io citofonavo ai miei genitori.

Dario mi venne vicino e si posizionò alle mie spalle poggiando la valigia a terra.
Indietreggiai leggermente in modo che i miei glutei premessero sul cazzo.
Cominciai a sfregarmi con lenti movimenti, il rigonfiamento cominciava a farsi sentire.
<<Cazzo fai Sara, vuoi farmi trovare col cazzo teso dai tuoi genitori?>>
Poi sentii la sua mano infilarsi sotto il vestitino e afferrare un gluteo.
Quella presa mi allargò le natiche e la vulva si socchiuse provocandomi piacere.
Al cancello apparvero i miei genitori e la mano si ritrasse fulminea.

<<Ciao Amore!>>
Mia madre mi venne incontro con passo veloce.
<<Cosa ti è successo? Hai avuto nostalgia di casa?>>
Il mio viso era raggiante e sfoggiavo un sorriso sereno.
Lo sperma di Dario bruciava ancora in gola mentre rivolsi le prime parole alla mamma.

<<Scusatemi! Non volevo farvi preoccupare!
Ho avuto un attimo di sconforto e sono voluta tornare a casa.
La famiglia di Erica è stata fantastica. Infatti mi manca già.
Dario durante il viaggio di ritorno ha saputo tirarmi su ed ha usato delle belle parole che mi hanno convinta a tornare con lui giovedì prossimo e finire le vacanze!
Lo voglio davvero!>>

Intervenne Dario:
<<Ciao Lucia, ciao Paolo ovviamente l’invito è valido se vuoi siete d’accordo! Sara sarà sempre benvenuta nella mia famiglia!>>
Papà andò a stringere la mano di Dario:
<<Non so come ci siete riusciti ma non vedevamo Sara sorridere da settimane! Certo che siamo d’accordo!>>

La mamma mi venne ad abbracciare forte per poi ritrarsi subito dopo con una smorfia:
<<Ma che brutto odore hai addosso?!>>
Rimasi gelata dalla frase della mamma, la paura che potesse distinguere qualche odore in particolare mi bloccò poi sconcertata dissi:
<<Mamma! Ma che figure mi fai fare con Dario!>>
Da buon complice Dario intervenne subito:
<<In effetti non abbiamo fatto proprio un buon viaggio.
L’aria condizionata si è rotta ed abbiamo fatto la sauna dentro quella macchina.
Anzi, ne approfitto per congedarmi, credo di avere un urgente bisogno di fare una doccia!
A giovedì allora!>>

Dario si allontanò con l’abituale risatina isterica mentre io e la mia famiglia facemmo per entrare in casa.

Osservavo il mio corpo nudo davanti allo specchio.
L’acqua calda scorreva nella doccia ed il vapore danzava nell’aria.
Le mutandine erano gettate a terra.
L’elastico ormai non teneva più e il bianco dei miei umori si erano seccati assieme al colore giallo dello sperma.
Era un peccato buttarle via, erano un trofeo da conservare!
Stavo per togliermi da dosso quell’odore da troia quando sul mio viso apparve lo sguardo da puttana e maliziosamente dissi:
<<si... ma solo l’odore!>>